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National Archaeological Museum Antiquarium Turritano and Archaeological Area - Porto Torres

Porto Torres Antiquarium Museum

L'età del Ferro: le altre popolazioni

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    • Sottotitolo: IL TERRITORIO PRIMA DELLA COLONIA

Durante la prima età del Ferro (900-500 a.C.) in Sardegna è ben attestata la presenza di popolazioni straniere, in particolare Fenici, Greci ed Etruschi. A partire dall’800 a.C. circa si registra addirittura la fondazione di colonie fenicie, in particolare nel tratto di costa compreso tra il Golfo di Cagliari e quello di Oristano, a cui si sostituirono a partire dal 540 a.C. circa i Punici, ovvero i Fenici di Cartagine.

Nella Sardegna nord-occidentale mancano tracce di insediamenti stabili di queste popolazioni, ma sono comunque noti rapporti con le genti locali. Materiale greco, fenicio ed etrusco è stato scoperto ad esempio durante gli scavi del villaggio nuragico di S. Imbenia (Alghero).

Gli oggetti presenti in questa vetrina, riconducibili a produzioni fenicio-puniche, greche ed etrusche, non provengono con certezza dal territorio di Porto Torres, ma non si può escludere del tutto la presenza nel Golfo dell’Asinara di queste popolazioni, in particolar modo dei Fenici. Alcuni tratti di costa, infatti, presentano caratteristiche tipiche degli approdi scelti normalmente dai Fenici, così come alcuni elementi di carattere onomastico e culturale sembrano riconducibili proprio al mondo fenicio, primo fra tutti il culto di “Melqart”/Ercole.

La Preistoria: Fiume Santo

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Circa 9.000.000 di anni fa (fine del Miocene superiore), gli Appennini non erano ancora formati e l’Italia non aveva la forma che conosciamo oggi. Era costituita infatti da un insieme di terre emerse circondate da un mare tropicale. Il clima era caldo e umido ed era abitata da coccodrilli, strani ungulati e roditori giganti.

Nel 1994, all’interno della centrale termoelettrica di Fiume Santo, pochi chilometri ad Ovest di Porto Torres, fu individuato un giacimento paleontologico che ha restituito migliaia di ossa di animali che hanno permesso di ricostruire l’ecosistema del nostro territorio nel Miocene.

Tra la fauna di Fiume Santo, oltre a giraffe, antilopi, piccoli anfibi e rettili (fra cui anche un coccodrillo), sono stati individuati resti dell’Oreopithecus bambolii: una scimmia antropomorfa ribattezzata “Proto”.

Proto era alto solo 110 cm, viveva in zone paludose nutrendosi principalmente di foglie e, nonostante preferisse spostarsi sugli alberi, era capace anche di camminare per brevi tratti.

L’Oreopithecus bambolii scomparve circa 6.500.000 di anni fa a causa dell’arrivo di predatori come le tigri dai denti a sciabola che riuscirono a raggiungere l’isola tosco-sarda attraverso un ponte di isole di nuova formazione.

La protostoria: l'età nuragica

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In un periodo compreso tra l’età del Bronzo e quella del Ferro (dal 1.800 al 600 a.C. circa) si sviluppò in Sardegna la cosiddetta “civiltà nuragica”, ovvero quell’insieme di modi di vivere che trovarono la loro massima espressione nella realizzazione dei nuraghi. Si tratta di possenti costruzioni in pietra dotati di una o più torri, di cui si contano attualmente in tutta l’Isola circa 7.000 esemplari, ma che in origine dovevano essere più di 10.000.

Per il territorio di Porto Torres la ricerca archeologica si è concentrata da sempre soprattutto sulla vita della colonia di “Turris Libisonis”. Anche qui, tuttavia, come nel resto dell’Isola, si registra la grande attività culturale dell’età nuragica, come testimoniato dalla presenza di nuraghi. Oggi se ne contano solo 8, ma nel passato dovevano essere tra i 15 e i 36.

L’isola dell’Asinara non ha finora restituito traccia di edifici nuragici, ma solo due oggetti in bronzo (un piccolo toro, qui in vetrina, e due bracciali) e pochi frammenti ceramici che potrebbero essere frutto di scambi con gruppi umani della Nurra o portati sull’Isola in un periodo successivo.

Le Domus de Janas

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Nel Neolitico (dal 6.000 circa a.C.) vennero introdotte l’agricoltura e l’allevamento e i gruppi umani iniziarono a diventare sedentari. Si diffuse quindi un nuovo stile di vita e, di conseguenza, anche un nuovo modo di seppellire i morti.

In Sardegna, a partire dal Neolitico Medio (Cultura Bonu Ighinu – 4.300-4.000 a.C.) e in maniera maggiore durante il Neolitico Recente (Cultura di Ozieri – 3.300-2.900 a.C.), si diffuse il fenomeno dell’ipogeismo, le tombe cioè venivano scavate nella roccia: su colline e pendii, ma anche su affioramenti rocciosi orizzontali e in grandi rocce isolate. Questo tipo di tombe, realizzate con strumenti di pietra, come picconi e scalpelli, erano costituite da numerosi ambienti (celle) di forme e dimensioni diverse.

Queste sepolture sono chiamate in sardo Domus de Janas, ovvero “Case delle fate”: nelle leggende locali, infatti, questi luoghi erano abitati dalle “Janas”, esseri femminili di bassa statura, che tessevano splendide stoffe d’oro.

Le tombe erano spesso riunite a formare una vera e propria città per i defunti (la necropoli) ed erano spesso strutturate come case (con decorazioni che imitavano, ad esempio, le porte, i tetti, ma anche i letti, i tavolini o i tessuti appesi alle pareti).

Le Domus de Janas

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    • Immagine: Neolitico. "Domus de Janas".

Nel Neolitico (dal 6.000 circa a.C.) vennero introdotte l’agricoltura e l’allevamento e i gruppi umani iniziarono a diventare sedentari. Si diffuse quindi un nuovo stile di vita e, di conseguenza, anche un nuovo modo di seppellire i morti.

In Sardegna, a partire dal Neolitico Medio (Cultura Bonu Ighinu – 4.300-4.000 a.C.) e in maniera maggiore durante il Neolitico Recente (Cultura di Ozieri – 3.300-2.900 a.C.), si diffuse il fenomeno dell’ipogeismo, le tombe cioè venivano scavate nella roccia: su colline e pendii, ma anche su affioramenti rocciosi orizzontali e in grandi rocce isolate. Questo tipo di tombe, realizzate con strumenti di pietra, come picconi e scalpelli, erano costituite da numerosi ambienti (celle) di forme e dimensioni diverse.

Queste sepolture sono chiamate in sardo Domus de Janas, ovvero “Case delle fate”: nelle leggende locali, infatti, questi luoghi erano abitati dalle “Janas”, esseri femminili di bassa statura, che tessevano splendide stoffe d’oro.

Le tombe erano spesso riunite a formare una vera e propria città per i defunti (la necropoli) ed erano spesso strutturate come case (con decorazioni che imitavano, ad esempio, le porte, i tetti, ma anche i letti, i tavolini o i tessuti appesi alle pareti).