Urna cineraria vetro
Di probabile derivazione orientale, forse frutto di esperimenti di artigiani dell’area mesopotamica, il vetro rappresenta uno dei materiali più affascinanti della quotidianità delle classi sociali medio-alte del mondo romano. Utilizzate principalmente per contenere, versare e bere liquidi, i vasi in vetro sono attestati anche per utilizzi diversi, come ci testimonia Seneca, che sottolinea come fossero considerati freschi solo i molluschi serviti a tavola in grandi contenitori vitrei. Questi, spesso muniti di coperchio e talvolta di anse, trovavano un loro reimpiego in alcune tombe, in particolare in quelle all’interno delle quali i resti del defunto erano stati deposti dopo la combustione, secondo il rituale dell’incinerazione. In questa tipologia rientra questa bella urna in vetro dai riflessi azzurri, ricomposta e provvista di due anse sulle spalle e di un coperchio con presa a pomello. Questo eccezionale reperto proviene dalla tomba 72 della porzione di necropoli meridionale scavata dagli archeologi nella via Cavour 34 a Porto Torres. Si tratta di un importante contesto, inquadrabile nel II secolo d.C. e composto, oltre che da questa urna in vetro, da due ampolle nello stesso materiale, da una moneta, da una coppa in ceramica “a guscio d’uovo” e dai resti combusti del defunto.