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Museo Archeologico Nazionale Antiquarium Turritano e Area Archeologica - Porto Torres

Urna cineraria ceramica

Urna cineraria ceramica

Dalla tomba 242 della necropoli meridionale di Turris Libisonis proviene questa ciotola in ceramica comune, riutilizzata come urna per contenere i resti di un defunto. L’analisi delle sepolture delle civiltà antiche costituisce un’importante fonte di informazioni per la ricostruzione delle credenze, dei valori e delle abitudini dei gruppi umani. E questo reperto non fa eccezione: si tratta di un tipo di stoviglia utilizzata normalmente nelle attività quotidiane che, secondo un uso ben radicato a Roma e nelle province, viene reimpiegato per uno scopo molto diverso da quello per il quale era stato creato dal vasaio. Non è infatti raro, sia nel rituale dell’incinerazione che in quello dell’inumazione, l’utilizzo di pentole e anfore per contenere i resti dei defunti, come testimoniano i numerosi contenitori da trasporto impiegati come sarcofagi economici e rinvenuti in diverse epoche in tutto il Mediterraneo (sepolture ad enchytrismos). Questa ciotola, conservata nei locali del Museo Archeologico Nazionale Antiquarium Turritano, è una delle tante testimonianze dell’uso della cremazione per il trattamento del corpo del defunto. Questo rituale prevedeva la riduzione parziale o totale in cenere dei resti attraverso l’esposizione al fuoco per mezzo di un rogo, azione che poteva avvenire nel luogo stesso della sepoltura (bustum), oppure lontano dalla tomba (ustrinum), all’interno della quale i resti venivano raccolti e depositati in un secondo momento.