Teste statuette femminili
L’acquisizione di un tenore di vita migliore e di un benessere più accentuato all’interno delle comunità umane stanziate in Sardegna, riflesso di tecniche e tecnologie acquisite a partire dal Neolitico medio, portò ad importanti fenomeni artistici, legati principalmente all’autorappresentazione del corpo umano. A partire dal III millennio a.C., queste raffigurazioni si fecero più diffuse e maggiormente connesse alla dimensione spaziale, con un simbolismo non più limitato alla singola comunità del villaggio, ma legata a territori più estesi. La piccola statuaria antropomorfa che segna l’arco di tempo tra la fine del Neolitico e la prima età del Rame si contraddistingue per alcune eccezionali novità, come l’esplicita rappresentazione dei caratteri sessuali, con una netta prevalenza di soggetti femminili. Tra gli esemplari più suggestivi, vanno segnalate le due testine conservate all’Antiquarium Turritano, provenienti da due importanti contesti funerari ipogei della Nurra, come le necropoli di Monte d’Accoddi e di Monte Secco, entrambe del tipo a domus de janas. I due esemplari presentano alcuni degli aspetti peculiari di queste produzioni, con la rappresentazione stilizzata dei caratteri fisiognomici del viso, con il naso e gli occhi in rilievo.