Testa di Giova Ammone
La ricchezza di una città di età romana si percepisce anche dal ricco apparato decorativo degli edifici pubblici e delle abitazioni signorili, con pitture, mosaici e marmi che rendevano palese lo status di chi li frequentava e le abitava. Proveniente da una delle tabernae occidentali presso le Terme Centrali di Turris Libisonis, questo frammento ad altorilievo è parte di una decorazione marmorea del II secolo d.C., andata in parte perduta. Essa rappresenta, insieme ad altri reperti come l’ara di Bubastis, un’altra importante testimonianza della diffusione dei culti egizi nella colonia turritana. Si tratta di una testa di Giove Ammone, divinità che racchiude in sé gli aspetti del padre degli dèi del pantheon romano e influssi delle religioni orientali. La testa è caratterizzata dalla presenza di tratti e particolari che rivelano la natura quasi animalesca dell’essere divino: le corna di ariete a volute, gli occhi a mandorla, le labbra e le narici fortemente caratterizzate, la folta barba. La capigliatura è resa a ciocche a spirale realizzate con l’uso del trapano, fatto che testimonia l’alto livello dell’artigiano che ha lavorato il marmo e rappresenta il benessere e la floridezza della città in età imperiale.