Ritratto di fanciullo
Tra le sculture più diffuse nel mondo romano, i ritratti rappresentano un’importante testimonianza del senso estetico della società che li commissiona e li produce, tramandandoci informazioni che ci permettono di analizzare rilevanti aspetti della vita a Roma e nei territori sotto il suo controllo. Un dato importante che riguarda la Sardegna è proprio lo scarso interesse riscontrato in relazione a questo tipo scultoreo, che compare raramente nelle città dell’isola e con esemplari importati e a carattere prevalentemente ufficiale, commissionati da eminenti cittadini o repliche di immagini degli imperatori e della loro famiglia. Questa delicata testa marmorea, parzialmente frammentaria, è collocabile tra il II e il III secolo d.C., in un periodo in cui il nord Africa e la Sardegna conoscono un momento di floridezza e rinascita economica. La Colonia Iulia Turris Libisonis, naturalmente, non fa eccezione a queste dinamiche e il ritratto di fanciullo esposto al Museo Archeologico Nazionale Antiquarium Turritano rappresenta una chiara testimonianza del livello raggiunto in questo periodo dalla città. I delicati lineamenti del viso sono bruscamente interrotti dalla lacuna del naso, ma i dettagli, dagli occhi finemente resi ai tratti accurati del viso, fino alla capigliatura resa a morbide ciocche, mostrano come questo importante reperto sia un esempio del lavoro di maestranze altamente specializzate.