Piatto in sigillata africana con fondo decorato
Fabbricate in nord Africa, nell’area compresa tra l’Algeria e la Libia, con epicentro in Tunisia, le ceramiche sigillate chiare africane appartengono ad una produzione che ha sostanzialmente monopolizzato il mercato mediterraneo del vasellame fine da mensa e da cucina tra il II e il VII secolo d.C. L’importanza di questa produzione per le ricerche archeologiche è dato soprattutto dalla grande quantità di rinvenimenti nei centri abitati di età romana, con una grande quantità di studi specifici che hanno consentito di definirne non solo le caratteristiche formali e decorative, ma anche e soprattutto il periodo di produzione, andando a costituire così un elemento fondamentale per la datazione dei contesti di scavo. Piatti, coperchi, coppe, brocche, bicchieri e boccalini sono tra le forme principali rinvenute e documentate in tutte le aree costiere e interne dell’Impero Romano. Non fa eccezione, naturalmente, un porto di capitale importanza come quello di Turris Libisonis. L’area urbana e l’entroterra hanno restituito, infatti, grandi quantità di queste ceramiche. Questo piatto (metà IV-V secolo d.C.) conservato al Museo Archeologico Nazionale Antiquarium Turritano proviene dalla tomba 11 della necropoli sita in località Bionis, presso Fiume Santo (SS) ed è decorato sul fondo interno con delle foglie di palma disposte a raggio entro uno spazio circolare segnato da linee incise.