Mosaico
Importato dal mondo greco, il mosaico deriva il suo nome (opus musivum) dall’opera paziente delle Muse, poiché tale doveva essere il lavoro delle maestranze specializzate nella realizzazione di queste vere e proprie opere d’arte. Rinvenuti in tutto il mondo romano e realizzati a volte con solo tessere bianche e nere, altre con un sapiente e geniale uso del colore, i mosaici riportano scene che dovevano attingere a un repertorio ben noto a cittadini di diversa estrazione sociale: da episodi relativi alle vicende delle principali divinità e degli eroi e le eroine del mito a scene di vita quotidiana e raffigurazioni delle stagioni e dei mesi del calendario, fino ad arrivare a veri e propri avvisi di pericolo, come il “cave canem” (attenti al cane) per gli estranei posto all’ingresso delle abitazioni o a figure deformi accompagnate da scritte per scongiurare le maledizioni e proteggere i proprietari e gli abitanti della casa. A Turris Libisonis sono noti diversi esempi di alta qualità di questa raffinata tecnica decorativa, come il noto mosaico di Orfeo e le belle decorazioni della Casa dei Mosaici, testimonianza del paziente lavoro di artigiani specializzati che, probabilmente, viaggiavano in tutto il Mediterraneo per realizzare le loro opere. Questo frammento di età imperiale, proveniente dall’area delle Terme Centrali e conservato all’Antiquarium Turritano, rappresenta un bell’esempio di quello che doveva essere il livello qualitativo dei pavimenti musivi di edifici pubblici e case private della colonia Iulia.