Catino
Capita spesso, all’interno di contesti urbani moderni, che lavori di demolizione, costruzione e restauro di edifici consentano di riportare alla luce intere porzioni di città antiche. È il momento in cui l’archeologia si interfaccia con le esigenze della vita quotidiana contemporanea e, pur in situazioni particolari e di emergenza, provvede a documentare e restituire informazioni fondamentali per la conoscenza del nostro passato. In questo senso Porto Torres costituisce da sempre un esempio, con lavori che hanno permesso di integrare i dati informativi sulla Colonia Iulia Turris Libisonis: durante i lavori di costruzione della sede della Banca Nazionale del Lavoro, infatti, sono venuti alla luce i resti di una porzione delle mura cittadine e di magazzini per lo stoccaggio delle derrate (horrea), in probabile connessione con il vicino attracco portuale. Oltre a queste importanti strutture, sono stati ritrovati numerosi reperti che hanno permesso di collocare cronologicamente il contesto e fornire informazioni su stili di vita, flussi commerciali e dinamiche economiche della città in età imperiale. È il caso di questo catino in ceramica comune, parzialmente frammentario, caratterizzato da un largo orlo estroflesso, un corpo troncoconico e un impasto chiaro discretamente depurato. Per la presenza contestuale di altre ceramiche e sulla base di confronti tipologici, questo reperto si data convenzionalmente al III secolo d.C.