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Museo Archeologico Nazionale Antiquarium Turritano e Area Archeologica - Porto Torres

Ara di Bubastis

Ara di Bubastis

L’ara cilindrica in marmo, dedicata alla divinità egizia Bubastis, protettrice delle partorienti e raffigurata con le sembianze di gatta oppure con il corpo di donna e la testa felina, rappresenta probabilmente il reperto più iconico della collezione dell’Antiquarium Turritano. Dedicata dal sacerdote Caius Cuspius Felix nel 35 d.C., data confermata dall’iscrizione posta sulla cornice superiore, che riporta i nomi dei due consoli in carica quell’anno, l’ara rappresenta un’eccezionale testimonianza della vita e della religiosità di Turris Libisonis nei primi decenni dell’impero. Una decorazione con ghirlanda, divisa in quattro festoni da due serpenti urèi e da due fiaccole, percorre a rilievo la parte centrale del reperto, mentre alcuni oggetti che completano la rappresentazione ci raccontano di una società turritana vivace e aperta alle novità, come i culti orientali. È infatti presente anche la raffigurazione di un sistro, strumento musicale rituale intimamente legato alla dea Iside, costituito da un’impugnatura sulla quale si innesta un telaio curvato a U capovolta e attraversato da tre o quattro sbarrette scorrevoli. Nello spazio decorato è presente anche una situla, una sorta di secchiello metallico che, all’interno delle cerimonie in onore di Bubastis, doveva contenere l’acqua del fiume Nilo, sul delta del quale sorgeva la città di Bast o Bubast.

Riutilizzata nel IV e V secolo come fontana, l’ara rappresenta una fonte di informazioni importantissima, testimoniando la precoce introduzione di culti dal mondo egizio nella colonia turritana, probabile indice della presenza in città di genti arrivate dall’area campana, dove questo tipo di religiosità era molto diffuso, come dimostrato dai rinvenimenti a Pompei e in tutta l’area vesuviana.