Turris Libisonis: le Mura Urbiche
Tra gli elementi fondamentali per l’organizzazione di una città romana, c’è senz’altro la delimitazione degli spazi attraverso la definizione del pomerium, il confine sacro dell’area urbana. Tale limite, fondamentale anche per la distribuzione delle funzioni dei diversi settori della città, era sostanzialmente corrispondente al perimetro delle mura, che oltre ad avere una funzione simbolica, costituivano un importante strumento per la difesa in caso di conflitti. A questa impostazione non fa eccezione la Colonia Iulia Turris Libisonis, che presentava una cortina muraria a difesa dei propri spazi urbani e della quale sono stati ritrovati alcuni lacerti in diversi punti della città. Oltre al noto contesto individuato nel Corso Vittorio Emanuele, nei livelli sottostanti l’edificio del Banco di Sardegna, a due tratti individuati in prossimità del fiume e della strada d’ingresso dal ponte romano, realizzati in opera quadrata con blocchi in calcare, e uno nei pressi della centrale via Mazzini, è nota la presenza di un consistente tratto murario, scavato in loc. Ponte Romano, all’interno del Parco Archeologico, sul lato occidentale della collina prospiciente il Rio Mannu. Anche questo tratto è realizzato in opera quadrata e si caratterizza per le notevoli dimensioni, con una larghezza di m 2,50. I filari sono realizzati con grossi blocchi calcarei, posti in opera a secco e rinzeppati da scaglie dello stesso materiale. Gli elementi che compongono la muratura sono probabilmente riutilizzati, fatto deducibile dalla presenza di tracce di intonaco su una o più facce. Questa parte della cinta muraria ha uno sviluppo nord-sud, parallelo al corso del fiume, del quale sembra ricalcare l’andamento curvilineo. Gli scavi archeologici hanno documentato la fase di fondazione tra la fine del II e l’inizio del III sec. d.C. e una importante fase di distruzione e spoliazione tra il VI e il VII sec. d.C.