Satiro
La maschera in marmo è stata rinvenuta nelle Terme Maetzke durante gli scavi svolti nel 2003. Raffigura un personaggio barbuto caratterizzato da orecchie a punta, rughe sulla fronte, sopracciglia rilevate, grande naso, barba liscia e capelli in ciocche che arrivano fino mento. La bocca, aperta, presenta un foro sul fondo per la circolazione dell’acqua.
L’oggetto può essere datato al I secolo d. C., ma l’interpretazione è ancora dibattuta; potrebbe trattarsi della raffigurazione di un satiro, oppure del dio Marsia.
Nella mitologia greca e romana il satiro è una figura mitica maschile che abita nei boschi e sulle montagne. Si tratta di una divinità minore, personificazione della fertilità e della forza vitale della natura, connessa con il culto dionisiaco. I satiri sono generalmente raffigurati come uomini barbuti con orecchie a punta, corna, coda e zampe caprine o equine. Alcuni aspetti animaleschi si perdono nelle raffigurazioni meno antiche. I satiri sono sempre rappresentati come esseri licenziosi, spesso dediti al vino, a danzare con le ninfe e a suonare l'aulòs.
Marsia, invece, era un sileno, altra figura dei boschi, dio del fiume Marsia da cui prende il nome. Pindaro narra di come la dea Atena, una volta inventato l'aulos gettò via lo strumento, infastidita del fatto che le sciupasse le gote quando lo suonava. Marsia lo raccolse, causando il disappunto di Atena, che lo percosse. Quando la dea si fu allontanata, Marsia riprese lo strumento ed iniziò a suonarlo con una tale grazia che tutto il popolo ne fu ammaliato. La sua fama arrivò a competere con quella di Apollo, che lo sfidò a stabilire chi fosse il miglior suonatore. Il vincitore, decretato dalle Muse, avrebbe deciso il destino del soccombente. Dopo la prima prova, però, le Muse assegnarono un pareggio. Così il dio invitò Marsia a rovesciare il suo strumento e a suonare: Apollo riuscì senza problemi a suonare la cetra rovesciata, ma Marsia non poté fare altrettanto con il suo flauto e riconobbe Apollo vincitore. Il dio, allora, decise di punire Marsia per la sua superbia e, legatolo ad un albero, lo scorticò vivo.