Le opere murarie
La documentazione archeologica ed alcune fonti letterarie ci consentono di conoscere abbastanza bene la tecniche edilizie dell’età romana.
Qualsiasi fosse la struttura da costruire, in primo luogo venivano realizzate le fondazioni; lo scavo doveva raggiungere la roccia viva o uno strato di terra sufficientemente compatta (il solidum) in grado di reggere il peso della struttura per evitare che sprofondasse, mentre la stabilità era garantita dalla larghezza maggiore delle fondazioni rispetto alla struttura. Le tecniche per realizzare le fondazioni erano due: l’opera quadrata e l’opera cementizia.
L’opera quadrata (opus quadratum) è una tecnica edilizia che prevede l’uso di blocchi di pietra squadrati messi in opera a filari alternati “per lungo”, “per taglio” o “per testa”. L’opera cementizia (opus caementicium) consiste nel realizzare delle casseforme di legno in cui venivano versati malta e pietre. Le pareti potevano essere realizzate, in opera quadrata, in opera isodoma ( opus isodomum), cioè con filari alternati di blocchi regolari disposti per file omogenee, in opera laterizia (opus latericium), con l’utilizzo di mattoni, o in opera mista ( opus mixtum), alternando filari di blocchi con filari di mattoni. Le pareti erano poi rivestite di intonaci per proteggere le murature e livellare le irregolarità, spesso anche decorate con incisioni o dipinte per emulare le murature di opera isodoma.