L'ara di Bubastis
L’Ara di Bubastis è un altare cilindrico di marmo. Il dedicante è Caius Cuspius Felix, sacerdote di Bubastis, divinità lunare egizia che nel mondo greco- romano è assimilata ad Artemide/Diana. Il sacerdote era forse originario della Campania, area dalla quale i culti orientali inizialmente si diffusero nel Mediterraneo occidentale e probabilmente anche in Sardegna. La decorazione a rilievo mostra quattro ghirlande vegetali unite a comporre un festone, sorretto da due divinità in forma di serpente (urei) con fiori di loto sul capo, simbolo del sole nascente e del potere della vita, alternati a due torce rituali; queste dovevano servire anche per l’illuminazione, dato che le cerimonie si svolgevano di notte. Nello spazio tra i festoni trovano posto l’iscrizione e due oggetti caratteristici delle cerimonie isiache: la situla, ossia un particolare vaso che conteneva il latte per le libagioni o l’acqua sacra del Nilo, simbolo di Osiride, e il sistro, uno strumento musicale sacro a Iside, sorella e sposa di Osiride. È plausibile che Iside abbia assunto attributi della dea Bastet, la dea gatta, come suggerito dalla rappresentazione della situla e del sistro. Iside svolgerebbe la funzione di divinità protettrice del matrimonio e della maternità, mentre Bastet rimanderebbe alla sua accezione salutifera; entrambe, con tutta probabilità, erano unite in un culto volto alla protezione delle partorienti.
Attualmente le iscrizioni in cui la dea è menzionata sono solo sette, e quella di Turris Libisonis sembra essere la più antica, databile all’anno 35 d.C. grazie all'indicazione della coppia consolare presente sulla cornice superiore.