I mosaici
L’opus musivum, “l’opera ispirata dalle Muse” da cui deriva la parola “mosaico”, deve probabilmente il suo nome all’uso che se ne faceva per decorare le fontane, in ricordo della fonte Ippocrene intorno alla quale le Muse si riunivano per cantare e danzare. Si tratta di un tipo di decorazione realizzata con piccoli elementi più o meno regolari (di marmo, di pietra, di pasta di vetro o di terracotta) giustapposti e fissati saldamente per mezzo di un legante su uno strato di intonaco e formanti esternamente una superficie più o meno liscia ( nucleus), per lo più decorata con motivi geometrici, vegetali o figurati. Questi piccoli elementi, una volta raggiunta una forma regolare, vengono chiamati con il nome di abaculi, tesserae o tessellae; le dimensioni variavano da pochi millimetri quadrati a più di un centimetro quadrato. L’uso di questi minuscoli frammenti permetterà ai mosaicisti di gareggiare con i pittori nella ricerca di forme espressive sempre più raffinate e, dal II sec. a.C. la tecnica del mosaico policromo in Italia centro-meridionale sarà perfetta, come dimostra la decorazione della casa del Fauno di Pompei da cui proviene il celebre mosaico di Alessandro e Dario.